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  03/10/2007 - CHAMPIONS LEAGUE: CELTIC-MILAN 2-1


Crisi Milan

Il menù McDonald è indigesto al Milan. Soprattutto quando viene servito al 90'. Micidiale; così pesante che digerirlo sarà davvero faticoso. La marcia del Milan campione d'Europa si ferma con un certo clamore a Galsgow, dove il Celtic vince 2-1 al termine di una partita che sarà ricordata soprattutto per la scellerata invasione di un tifoso dopo il gol della vittoria. L'imbecille di turno dà una manata (nemmeno tanto violenta) a Dida che prima lo rincorre, poi cade pesantemente a terra, per poi lasciare il campo in barella. L'incidente non cambia comunque il senso di una brutta partita, nella quale ancora una volta la squadra campione d'Europa mette in fila tutti i suoi attuali limiti. Ancora più grave, perché accade sul suo terreno preferito.

I SOLITI NOTI - Al Celtic Park Carlo Ancelotti schiera il suo gruppo consolidato, quello che però in campionato non sa rendere quanto in Champions League. Formazione bulgara; ancora una volta i dieci undicesimi di Atene, ma con la variante Bonera al posto di Maldini. Quello proposto da Strachan è invece una sorta di 4-5-1, con Jarosik che va a fare sponda in attacco a McDonald, ma senza lo spesso di Vennegoor e Nakamura; quest'ultimo tenuto precauzionalmente in panchina.

MEDIOCRITA' - Il copione è in stile britannico, con la partenza aggressiva del Celtic. La squadra scozzese gioca molto in linea, esprimendo al massimo le sue doti di pressing sui rossoneri. Il primo tempo, flagellato da una pioggai insistente, non rende facili le cose alle due sfidanti. La partita risulta così tatticamente difficile, con entrambe le squadre che si chiudono e si coprono. Il Celtic raddoppia bene sulle fasce impedendo a Oddo e Jankulovski di arrivare al cross. Mossa vicnnete che obbliga i rossoneri a far girare la palla sempre sull'asse Kakà-Pirlo-Seedorf, dove il brasiliano è l'unico a tentare vere sortite con le sue consuete accelerazioni centrali. Ma il fuoriclasse è braccato dai mastini di casa, anche se il tiro più limpido parte dal suo destro. Ambrosini e Gattuso sono due macigni in mezzo al campo; scozzesi quanto quelli doc in campo; fondamentali per spezzare la manovra avversaria e tentare le ripartenze, mentre Inzaghi agonizza negli ultimi venticinque metri, marcato stretto e poco aiutato dai compagni. Insomma, è un Milan con uno smoking preso in affitto; molto lontano dalle notti magiche, poco propenso al pressing. La prima frazione vive quindi su rigorosi equilibri, in cui le squadre si annullano.

LA SOLITA STORIA - A parte la splendida azione corale del Milan al 2' della ripresa, con un destro al volo di Inzaghi, è il Celtic a dare un'impronta più decisa alla sfida. Ai rossoneri va imputata la mancanza di attenzione quando il Celtic lascia aperti varchi impensabili, soprattutto per la mancanza di penetrazione. Ancelotti corregge al 10' con Gourcuff per Seedorf. Nulla di trascendentale, ma quando il Milan gioca con palla a terra e di prima, sa offrire il meglio. Il Celtic replica con la determinazione e la forza fisica, che spesso fruttano di più. Ma la bambola dei rossoneri, Dida compreso, Gourcuff principale colpevole, ha dell'incredibile, perché il vantaggio di McManus, a un passo dalla porta, mette in luce i vuoti difensivi del Milan; costante inquietante quando inspiegabile. Ma la squadra di Ancelotti ha il pregio di riprendersi dallo schiaffone e grazie a un assedio asifissiante agguanta il pari con un rigore messo a segno di Kakà per una trattenuta su Ambrosini, punita da Merk con troppa facilità. Inzaghi, ancora a secco, passa il testimone a Gilardino. Più consistente l'ingresso di Nakamaura che gioca due palle e scatena l'azione del gol di McDonald. Con quel finale poco dignitoso che, da qualsiasi parte lo leggi, fa solo male al calcio.

Gaetano De Stefano (gazzetta.it)