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  08/10/2007 - QUANDO IL PORTIERE VA IN TILT..


Muslera e la serata incubo

Difficile nascere Buffon. Non nel senso di bravura assoluta, ma per la capacità di essere poco incline alle papere fin dalla giovane età. Fernando Muslera, il portiere della Lazio travolta dal Milan nel posticipo di A di domenica sera, in fondo è stato sfortunato a incappare nella classica serata-no, quella in cui ogni soffio dell’avversario diventa una tempesta. L’uruguaiano, comunque, è in buona compagnia. Ecco i casi più clamorosi, riguardanti soprattutto portieri italiani.

SVARIONI A OGNI LATITUDINE – Al Milan c’è sempre stata concorrenza per la scelta del numero uno titolare, fin dai primi anni Novanta. Francesco Antonioli ricorda bene il derby della stagione 1991-92, quando un tiro non irresistibile di De Agostini, rimbalzando su una zolla, gli sfuggì dalle mani e finì in porta. Il povero Antonioli, tuttavia, in molte delle squadre dove ha giocato è incappato in giornate sciagurate: con la Roma in Champions League nel dicembre 2002 invece di respingere colpì il pallone (involontariamente) di testa, regalando a Ibrahimovic, allora all’Ajax, uno dei gol più facili della carriera. Due settimane fa, infine, durante Bologna-Brescia è andato a farfalle due volte concedendo ai lombardi altrettanti gol. Serate-no, molto più evidenti quando si tratta di un portiere piuttosto che un attaccante. Ne sa qualcosa, sempre per rimanere al Milan, gente come Pagotto o Taibi. Alla Juve c’è stata "l’era Van der Sar", in cui ogni tiro degli avversari diventava un pericolo per l’estremo difensore olandese. Più di recente i bianconeri hanno assistito alla serataccia di Chimenti durante un Milan-Juve della stagione 2005-2006. In Inghilterra per David James hanno coniato il soprannome "Calamity", e anche Paul Robinson del Tottenham è sulla buona strada. A livello internazionale, infine, la partita-no più vista al mondo ha avuto come protagonista Oliver Kahn, che nella finale del Mondiale 2002 in Giappone passò nel giro di novanta minuti da Mvp della manifestazione a incubo per i tedeschi. In quell’occasione Ronaldo ringraziò e il Brasile riuscì a laurearsi pentacampione.

COPPOLA, CHE INCUBO – La serataccia di Muslera, comunque, ricorda da vicino quello che accadde il 22 ottobre del 2000: al San Paolo di Napoli arriva il Bologna. È la terza giornata del campionato che vincerà la Roma, e che vedeva i partenopei tornare in A dopo due anni di purgatorio in B. Allenatore, Zdenek Zeman: portiere, Ferdinando Coppola, tifosissimo azzurro e prodotto del vivaio. Emozione, stress, tensione; questo miscuglio di sentimenti manda letteralmente il tilt il 22enne numero uno. Su cinque gol che il Bologna segna, almeno quattro sono colpa sua: da “oggi le comiche” il 2-0 (con Coppola che, pressato, rinvia su Baldini causando un’autorete) e il 4-1 (cross di Signori che il portiere praticamente mette in rete da solo). Il giorno dopo i voti sui giornali sono impietosi: si va dal 4 in giù. Coppola sparisce dalla circolazione fino a due stagioni fa, quando torna in A, con la maglia dell’Ascoli. Un buon campionato ed ecco la chiamata del Milan, che lo gira al Piacenza e poi all’Atalanta, dove tutt’ora è titolare. La pazienza ha pagato i suoi dividendi. Chissà che non succeda così anche con Muslera.

Alessandro Ruta (gazzetta.it)