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  24/10/2007 - SERIE C1A: LA CRISI


Hellas Verona, cronaca di una deriva annunciata

Le cose si stanno mettendo male per il Verona. Il solo capitale umano sul quale oggi si possa contare, a fronte di una dirigenza e di un gruppo di giocatori in crisi di nervi, è quello rappresentato dai tifosi. Se cedono anche loro, la deriva potrebbe diventare infinita.

La stagione era cominciata male per l’Hellas, da subito. C’era, innanzitutto, una retrocessione amara e molto ardua da metabolizzare. Poi una dirigenza opaca con cui fare i conti. In buona sostanza rappresentata dal presiedente Arvedi d’Emilei e dal direttore sportivo Cannella. Forse priva del carisma che occorre per gestire una situazione tanto complessa. E per assicurare una rapida risalita.

Molte promesse sono state fatte. Tante parole sono state dette. Scelte tecniche discutibili sono state attuate. Pochi invece i progetti realmente messi in cantiere. Tanti i musi lunghi il giorno del ritiro. Insomma, una società quanto meno confusa e impreparata.

Una sola nota positiva, i tifosi. Accorsi in massa a sostegno della squadra con quasi 10mila tessere di abbonamento sottoscritte. Una città schierata a difesa delle maglie. Il Bentegodi pronto a trasformarsi in una bolgia. Le premesse per fare bene, almeno in campo, quelle c’erano tutte. Ma l’entusiasmo della gente, da solo, non basta. Perché in campo ci vanno i giocatori.

Eccola l’altra nota dolente, appaiata ad una società poco all’altezza. Un gruppo, sulla carta valido e comunque non certo il peggiore del lotto, che si scioglie come neve al sole nell’impatto con la C1. In campo non si è vista, quasi mai, la voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Una dote fondamentale per ottenere risultati in tutte le categorie, e non solo in terza serie.

Il labile progetto tecnico, messo in piedi in modo arraffazzonato, si frantuma. Senza se e senza ma. Prima lascia il diesse Cannella. Poi viene esonerato Colomba. Quindi la panchina è affidata al tecnico esordiente della Berretti, Davide Pellegrini.

Il gruppo, già poco affidabile, si scolla a vista d’occhio. A capo della società resta un uomo solo, il presidente Arvedi. Sempre meno capace, così almeno sembra, di gestire un progetto Verona forse troppo al di là del suo zoccolo duro.

Si deve attendere l’ottava giornata per vedere l’Hellas conquistare i primi tre punti in C1. Il miracolo avviene con la Ternana, in extremis, grazie alla prodezza balistica di un giovane del vivaio. La domenica dopo, a Foggia, nessuno tra quelli schierati in campo merita la sufficienza. Tranne il portiere Rafael. Di fronte a un complesso allo sbando, qual è stato descritto dagli addetti ai lavori presenti allo Zaccheria, non servono ulteriori analisi.

Il risultato è una squadra penultima in classifica, con appena cinque punti. L’Hellas ha segnato la miseria di cinque reti. E’ una delle squadre peggiori, sotto questo profilo, di tutta la serie C1. Morante, ingaggiato per metterla dentro e considerato da tutti un navigato bomber della categoria, non ha ancora timbrato una rete. La Paganese, cenerentola del girone, si sta facendo pericolosamente sotto. Davanti le altre tentano lo scatto. Il rischio è quello di restare al palo. Se non di precipitare ancora più giù.

Allo stato attuale il solo capitale su cui può contare l’Hellas sono i suoi tifosi. I 10mila abbonati del Bentegodi, innamorati della maglia, che hanno (avevano?) deciso di non mollare. E però si fa strada anche tra gli appassionati il disincanto. Un sentimento che porta dritto alla rassegnazione. Il pericolo più grosso che possa capitare, oggi, al club scaligero è proprio quello di essere lasciato al proprio destino.

Sappiamo che, a Verona, questo non accadrà. Il mestiere del tifoso e delle istituzioni che lo rappresentano, poiché non va mai dimenticato che la squadra appartiene alla città, è fatto anche di vigilanza e di attenzione. Se vengono meno questi due elementi, la tutela della maglie ne risulterebbe irrimediabilmente minata. E la deriva gialloblù diventerebbe irreversibile.

Sergio Mutolo - www.calciopress.net