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  13/11/2007 - PARTLA IL MINISTRO GIULIANO AMATO


"Non abbiamo reagito per evitare una mattanza"


ROMA, 13 novembre 2007 - "Morire così è una cosa assurda, ingiusta, senza senso". Così il ministro degli Interni, Giuliano Amato, nell'informativa alla Camera sull'uccisione di Gabriele Sandri e gli incidenti che ne sono seguiti. Pochi i presenti nell'aula di Montecitorio, dove è in corso il dibattito parlamentare. "Io non conosco ancora la verità. La accerterà il magistrato. Abbiamo fatto fatica a ricostruire i fatti di quella mattina. Rimane da capire, ammesso che il primo sparo fosse stato in alto, mi chiedo come mai la pistola non fosse stata riposta nella fondina e perchè c'è stato un secondo sparo".
POLIZIA - "Le forze di polizia sono le stesse che fanno bene nel nostro paese. Che hanno arrestato tutta la famiglia Lo Piccolo. Che hanno arrestato in un'operazione di mafia 70 persone nel siracusano. Non possiamo cambiare giudizio da un momento all'altro. Io esprimo la mia fiducia nelle forze dell'ordine. Se qualcuno spara quando non deve sparare, si deve accertare la sua responsabilità. E l'essere poliziotto non esime dalla responsabilità, anzi".
LA TRAGEDIA - "Quel ragazzo che oggi non c'è più non sarebbe morto se quel poliziotto non avesse sparato. Questo è imperdonabile. Ma non sarebbe morto neppure se i tifosi di due squadre diverse incontrandosi in un Autogrill non si cimentassero in risse e invece bevessero un caffè insieme. Negli altri sport non succede. Invece nel calcio succedono questi fatti tremendi". Sulla gestione delle notizie relative al drammatico incidente: "Non avevamo nessun interesse a occultare, non avevamo nulla da occultare". Amato ammette un "ritardo nelle informazione" di ricostruzione dell'accaduto, ma aggiunge: "Anche se avessimo avuto informazioni entro la mattinata, difficilmente i violenti si sarebbero comportati diversamente".
ESPLOSIONE DI ODIO - "La violenza con cui si è reagito, l'irrazionale emotività dimostra che l'occasione era cercata ed è stata trovata per reagire dopo la morte di Raciti. Hanno trovato una ragione di vendetta. La rabbia cieca era guidata da menti criminali ed eversive. Una rabbia sfogata contro la polizia i suoi uomini e i suoi simboli. Poi un'azione contro gli uffici del Coni. Ma l'azione al Coni era un diversivo per sguarnire le sedi di polizia e attaccarle con maggiore facilità. E l'odio contro la polizia è riesploso. Questo è ciò che è accaduto. La reazione delle forze di polizia non è stata dura per scelta deliberata. Per scelta del capo della Polizia. Per non fornire altre occasioni di scontro fisico, per non provocare altre situazioni che avrebbero portato ad altre vittime. Le forze dell'ordine hanno pagato un prezzo elevato in termini di feriti. Non hanno abbandonato la città alla violenza perchè sapevano che era una violenza solo contro le sedi di polizia. E hanno quindi evitato che ci fosse un'autentica mattanza".
PROBLEMA SOCIALE E ARRESTI - "In Italia ci sono troppe palestre di violenza, tema che ancora non abbiamo affrontato". Il ministro parla del "bullismo, delle baby gang, della violenza negli stadi che è diventato un mestiere". In queste ore le forze dell'ordine stanno compiendo "decine di identificazioni" e "si procederà a ulteriori arresti" tra gli Ultras. "Ci sono centrali eversive che arruolano giovani tifosi, li arruolano come soldati, militari armati contro la Polizia". E quei giovani che scelgono la violenza, dice Amato, "trovano in quel modo una loro identità. Noi dobbiamo trovare il modo per parlare con questi giovani". Poi Amato spiega che un tema centrale negli incontri in Europa tra i ministri dell'Interno "è come impedire l'estremizzazione dei giovani", perchè è questa estremizzazione che si trasforma "in violenza in occasione di manifestazioni pubbliche, calcio in primo luogo. Bisogna creare una rete di protezione per i nostri giovani", sottolinea Amato.
ULTIMO SALUTO - Alle 10.30 è stata aperta al pubblico la sala Santa Rita di piazza Campitelli a Roma, dove è stata allestita la camera ardente per Gabriele Sandri. In fila qualche centinaio di persone, fra cui l'allenatore della Lazio Delio Rossi, che non ha rilasciato dichiarazioni. Prima che iniziasse il flusso dei visitatori il papà di Gabriele, visibilmente scosso, è uscito dalla camera ardente accompagnando in auto una signora in lacrime. Nella sala, per volere della famiglia di Gabriele, non sono ammesse telecamere nè macchine fotografiche, e non viene consentito filmare neanche di fronte all'ingresso.

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