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  29/04/2008 - LUCA TONI CONQUISTA LA GERMANIA


"Siamo pazzi di lui"

La Toni-mania non conosce soste e travolge anche insospettabili campioni del Bayern, delle vittorie storiche e delle stagioni anonime, anche se qualcuno non perde l’occasione per lanciare indirettamente una frecciata all’Italia.

TRE MONUMENTI - I tre totem del Bayern avevano già tracciato il solco. Gerd Muller aveva già lasciato intendere che sicuramente è Toni il suo primo, vero erede, capace quantomeno di provare a battere il suo record di 40 gol in una stagione (solo in campionato!), anche se poi Muller ha ribadito: "Mi pare difficile ci possa riuscire". Perlomeno Toni ha già stabilito il record di gol nella classifica degli attaccanti al primo anno di Bayern. Se Muller segnava con ogni parte del corpo, quasi come fa Toni, invece Rummenigge a ogni gol sembrava quasi una scultura d’arte plastica. Ma anche il g.m. del Bayern è capitolato di fronte al bel Luca, avido della prossima, estrema, realizzazione: "Adesso mi aspetto un gol di sedere. Non di fortuna, proprio di natica. Manca solo quello". Il Kaiser Beckenbauer, noblesse oblige, a febbraio non aveva perso occasione per pizzicarlo nell’unica volta che Toni ha deluso, quando mancò il rigore nello scontro diretto con il Werder: "E’ una regola: quello che ottiene il rigore, non lo calcia!". In quella occasione Toni avrebbe potuto smarrire la vena, perché poi in allenamento si era fatto parare un rigore addirittura da Podolski. Ma anziché prestare il fianco alle critiche, i tedeschi si sono innamorati ancora di più quando Luca ha commentato l’episodio: "E’ stato troppo divertente! Sinceramente: in questo devo migliorare. Ma una cosa è certa: voglio calciare un altro rigore, e lo farò!".

SCHWARZENBECK - A questi complimenti si aggiungono ora le parole di due colonne della storia bavarese. Il roccioso Georg Schwarzenbeck, mitico numero 4 campione di tutto con Bayern e Germania, pensa che per eguagliare i numeri di Muller ci voglia ancora molto, ma per il resto la voglia di segnare oltre ogni ostacolo è la stessa. Un istinto innato che il difensore tedesco spiega così: Schwarzenbeck ricorda il momento più importante della sua carriera, quando siglò il pareggio a un minuto dalla fine dei supplementari nella prima finale vincente di coppa dei Campioni del Bayern, contro l’Atletico Madrid. Un attimo dopo il gol, "vidi Gerd agitare le braccia e urlare verso di me perché non gli avevo passato la palla".

BREITNER - A lui si accomuna, Paul Breitner, anti-personaggio per eccellenza eppure anche lui innamorato di Toni. Breitner è tanto il terzino sinistro barbuto che segnò all’Italia nella finale dell’82, unico con con Pelè, Zidane e Vavà ad aver segnato in due finali mondiali diverse, quanto il calciatore che portava in giro la sua fede politica maoista e il suo disgusto per i costumi del calcio moderno. "Quello che vedo in Luca io l’ho visto solo in Gerd" dice Breitner, oggi consigliere nel Bayern. "Solo un sano egoismo professionale può portare ai limiti raggiunti da Muller negli anni Settanta e da Toni oggi. I suoi gol non sono fortuna, hanno una spiegazione. Toni ha il senso della posizione, e ha la tecnica per far gol. Semplicemente, Luca fa qualsiasi cosa per segnare".

LA PUNTURA DI HITZFELD - Solo in partita, sembra. L’allenatore Hitzfeld non può certo lamentarsi: "In partita dà tutto. Ha una volontà incredibile, come Muller fa un gol con zero occasioni". Anche se Hitzfeld l’occasione per dargli una stuzzicata non se la fa scappare: "Non si può certo dire sia il campione del mondo dell’allenamento... Dovrebbe correre di più, specialmente nella preparazione estiva". Che l’allenatore lo veda a volte un po’ stanco Toni lo sa. Ma sa anche come dirimere la questione, come ha ricordato qualche settimana fa: "Certe volte Hitzfeld fa dei discorsi lunghi che io non capisco. Però se intuisco che mi vuol cambiare, allora dico: "spiele, stop". Gioco e basta".

SFORTUNATI PREDECESSORI - Per due ex attaccanti del Bayern, scottati al loro primo anno, la ragione del successo è un’altra. Lo scozzese Alan McInally e il danese Lars Lunde facevano parte di quel Bayern che a fine anni Ottanta andò più volte vicino a riconquistare la coppa dei Campioni. Entrambi spesso beccati dalla critica. Per questo McInally dice che Toni è al posto giusto al momento giusto: "Ha l’età e l’esperienza perfetta. Questo gli permette di essere più rilassato di quanto fossi io". E allo stesso modo Lunde pensa che essendo già campione del Mondo nonché Scarpa d’Oro e d’Europa "ha la cosa necessaria: essere accettato dall’ambiente".

BRIAN LAUDRUP - Chiude Brian Laudrup, storico fantasista della Danimarca campione d’Europa nel ’92, due anni al Bayern senza vincere nulla e in campo nella retrocessione della Fiorentina degli anni Novanta, prima di vincere la Champions con il Milan di Capello dalla panchina. Forse il fratello minore di Laudrup ha qualche conticino in sospeso con l’Italia, perché per lui le medie-gol di Toni hanno una sola spiegazione: "E’ abituato all’Italia dove hanno un sistema di gioco che non ti permette di avere più di una-due palle gol a partita, mica come in Germania. Quindi era abituato a sfruttare le poche possibilità". Domenica a Wolfsburg Luca Toni proverà vincere il suo primo campionato a 30 anni, probabilmente di fronte a un discreto di numero di connazionali, visto che la città della Sassonia creata per la Volkswagen ospita una consistente comunità di italiani, il 5% degli abitanti.

Tancredi Palmeri (gazzetta.it)