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  12/05/2008 - ALTRO CHE SFIDA CON L'INTER, IL TECNICO RISCHIA LA PANCHINA


Cuper vede l'esonero

Che storia per l'uomo del 5 maggio: aspetta i nerazzurri alla disperata ricerca dei 3 punti, ma il Parma a caccia della salvezza vuole sostituirlo con il tecnico della Primavera

Hector Raul Cuper è l’Uomo del 5 Maggio. Una bella, calda domenica, il 5 maggio 2002. L’Inter gioca a Roma contro la Lazio. All’Inter, allenata da Cuper, “basta vincere” ed è campione d’Italia. Tutti dicono: vincerà. La Lazio di Zaccheroni è tranquilla e, dicono, non farà la partita della vita. Non la fa, ma vince 4-2 e tutti ricorderanno lo sciagurato retropassaggio di Vratislav Gresko e le lacrime di Ronaldo che poi scappa in Spagna. Hector Cuper quel giorno consolida la sua fama di perdente di successo. Perché quelli come lui, che arrivano secondi (o terzi) sono i primi degli sconfitti. In Spagna, in Italia, nel mundo. Hector Cuper arriva secondo nel secondo anno interista. Di lui dicono: è un uomo triste, fuma troppo, non esce a pranzo e a cena con i periodistas e i commentatori, non offre da bere.

CASTELLO - Resta all’Inter due campionati e un po’ di mesi. Massimo Moratti prima lo conferma e poi lo caccia. Dopo un brutto derby e un pareggio a Brescia. Prende Alberto Zaccheroni (che prima conferma e poi caccia). Qualche anno dopo, a Palma di Maiorca, Hector ricorda quel 5 maggio 2002. "Colpa nostra. Quel giorno superammo il limite dell’eccesso di fiducia. Le chiacchiere sul relativo impegno della Lazio ci avevano mandato fuori giri. Così, sul 2-2, l’Inter crollò come un castello di carte. Era una partita normale, c’erano ancora 45 minuti per tornare in vantaggio, ma non fui capace di scacciare il pensiero negativo che s’era impossessato della squadra. Invece di provare a fare gol con la determinazione di chi si gioca il titolo, molti dei miei imploravano i laziali di lasciarli segnare". Cuper è un ballerino di tango e uno sciatore. E un robusto guidatore. Una volta si è fatto Porto Alegre (Brasile)-Buenos Aires in macchina, tutta una tirata, 14 ore. Ha fatto anche Valencia-Milano, una sola tappa. Dell’Inter di Cuper si scriverà: c’è e non c’è. Fa discutere, lancia e rilancia gli sprint. Si ferma, rallenta, Gioca e non brilla. L’Inter del señor Hector è tutto e il contrario di tutto. Hector è spesso sotto accusa: perché non vince mai uno scontro diretto. Lo aiutano con teorie confortanti: non potrà mica sempre arrivare secondo o terzo. Dài. Quando comincia un nuovo anno il pronostico (carogna) è d’obbligo: è l’anno dell’Inter. L’ anno di Cuper. Hector è stato uno stopper cattivo, suona il sax e sa mettere la mano sul cuore. Yo soy contigo, io sono con te, diceva ai suoi giocatori (Inter e prima ancora) e batte la mano sui cuori. Prima dell’Inter era arrivato a tre finali, due di Champions.

PERDENTE - Hector Cuper adesso è a Parma. Domenica, una domenica di maggio, incontra la sua Inter. "Dovrebbe" incontrarla. Ieri è caduto a Firenze e lui, vecchio hombre vertical, potrebbe non rialzarsi. Da Parma rimbalzano voci e idee inquietanti del tipo "non è escluso che la società esoneri subito l’allenatore Cuper". E il presidente Ghirardi potrebbe sostituirlo con Andrea Manzo, il tecnico della Primavera. Il perdente Cuper, che non ha paura di niente e di nessuno, cade spesso all’ultimo metro. La storia di Cuper, cresciuto nell’Argentina della dittatura Videla, potrebbe chiudersi prima del suo ritorno al passato. Hector prigioniero del 5 maggio.

gazzetta.it