L’ex attaccante tedesco ha iniziato la sua carriera con i marchigiani prima di spiccare il volo.

Oliver Bierhoff

Oliver Bierhoff

Gli anni ‘90 hanno regalato al calcio italiano, e anche a quello internazionale, centravanti di caratura eccezionale. Basti pensare a Marco Van Basten, Gianluca Vialli, Ruben Sosa, George Weah, Luis Nazario da Lima detto Ronaldo, Christian Vieri, Marcelo Salas, Gabriel Omar Batistuta e tanti altri. Molti di loro hanno giocato in Serie A. In quel periodo il campionato italiano era, probabilmente, il più bello al mondo. Tutti i calciatori più forti volevano giocare in Italia.

Tra la metà e la fine degli anni ‘90 c’è stato un altro attaccante che ha fatto la differenza in Italia e anche con la Nazionale del suo paese. Parliamo di Oliver Bierhoff, ‘panzer’ tedesco molto stimato dai tifosi italiani. Qualsiasi pallone crossato in area era sua preda. Tanti goal segnati, specialmente di testa. Se lo ricordano bene i tifosi dell’Udinese (nella stagione 1997/98 ha vinto la classifica capocannonieri della Serie A con 27 goal) e del Milan. Con i rossoneri vinse lo Scudetto, da protagonista, nella stagione 1998/99 realizzando 19 reti.

Con la maglia della Germania, il centravanti nato a Karlsruhe, impiegò davvero poco ad imporsi positivamente. Agli Europei del 1996, giocati in Inghilterra, realizzò una doppietta decisiva nella finale di Wembley contro la Repubblica Ceca. Uno storico Golden Goal che permise ai ‘panzer’ di diventare Campioni d’Europa per la terza volta nella loro storia. Oliver Bierhoff lasciò la Nazionale Tedesca a 34 anni giocando l’ultima partita nella finale di Coppa del Mondo persa contro il Brasile nell’edizione 2002 in Giappone e Corea del Sud. Dopo la carriera da calciatore, è diventato uno stimato dirigente della Federcalcio tedesca e capo delegazione della Nazionale. Cura inoltre tutte le squadre del settore giovanile e dell’Academy della Federcalcio teutonica.

Non tutti, forse, sanno che Oliver Bierhoff ha mosso i suoi primi passi da calciatore in Italia all’Ascoli. Il centravanti tedesco, infatti, ha giocato dal 1991 fino all’estate 1995 con i bianconeri. Quattro anni vissuti nel capoluogo ascolano. Un campionato in Serie A e tre tornei in Serie B. Oliver Bierhoff ha cominciato a farsi le ossa nella società bianconera. Furono anni belli ma non facili che rimasero, comunque, nella memoria sia del calciatore sia della squadra (sotto la presidenza del celebre Patron, Costantino Rozzi).

Arrivò in prestito dall’Inter ed esordì immediatamente in serie A. Purtroppo non fu un bel campionato, l’Ascoli retrocesse in Serie B e Bierhoff segnò solamente due reti. Il tifo ascolano, all’inizio, non vedeva di buon occhio l’attaccante tedesco. Il presidente Costantino Rozzi lo rimproverava ma nello stesso tempo lo incoraggiava. La fiducia del celebre Patron bianconero fu molto importante per Oliver. Infatti, già nell’anno successivo il centravanti fece vedere le sue reali doti vincendo il titolo di capocannoniere di Serie B. Nella stagione seguente si confermò un grande giocatore arrivando secondo nella classifica dei bomber mentre, sfortunatamente, nell’ultimo anno ebbe un calo che coincise con la retrocessione in Serie C dell’Ascoli.

Il portale Picenooggi.it lo ha contattato proprio per ripercorrere gli inizi della sua carriera in Italia proprio nella città marchigiana ma per parlare delle:

Cosa ci puoi dire riguardo alla tua esperienza calcistica nell’Ascoli?

“Il primo anno fu molto difficile. Era il mio primo ‘contatto’ con il calcio italiano, pieno di difficoltà. Infatti dalla Serie A andammo nella serie minore. L’anno successivo, invece, feci vedere le mie qualità e vinsi il titolo di capocannoniere della Serie B. Una bella soddisfazione. Trovai il giusto equilibrio e giocai bene. Nell’ultimo anno la squadra non era abbastanza forte e infatti retrocedemmo in Serie C”.

Quanto è stato importante, per la tua carriera, il tuo periodo ad Ascoli?

“Affrontare le difficoltà iniziali, dentro e fuori dal campo di gioco, ed imporsi positivamente nel campionato di Serie B è stato molto importante. Mi piace ricordare gli anni passati ad Ascoli perché sono stati, senza dubbio, fondamentali per la mia carriera calcistica”.

Qualche altro pensiero sull’indimenticato presidente Costantino Rozzi.

“Come detto prima, aveva una grande personalità. Era noto per i suoi scatti d’ira ma fu un padre. Mi trattava come un figlio e abbiamo avuto un bellissimo rapporto. Però erano guai quando si arrabbiava…era meglio non infastidirlo!”.

Marzo 1995: Ascoli-Notts County a Wembley per la coppa anglo-italiana. Giugno 1996: Germania-Repubblica Ceca, finale Europei a Wembley. In un anno hai calcato il terreno del mitico stadio in due occasioni completamente diverse. Con la nazionale tedesca hai realizzato la doppietta decisiva per il titolo europeo. Strana la vita, eh?

“Hai ragione. Nel calcio avvengono queste storie pazzesche. Giocare a Wembley con l’Ascoli è stata un’emozione speciale per me ma anche per il Club. Io che segno, l’anno dopo, due reti che consentono alla mia Germania di vincere gli Europei…beh, è stato davvero incredibile. Non me lo sarei mai immaginato dodici mesi prima”.

Fonte: picenooggi.it

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